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Fiume Pescara

- IL TRATTO NO KILL DI SCAFA

testo e foto di Ottavio Argenio

 

 

A pochi chilometri dal mare Adriatico ed altrettanti dalle pendici della Majella scorre quello che per molti di noi viene considerato alla stregua del Big Blackfoot River de “In mezzo scorre il fiume”.
Teatro delle innumerevoli pescate estive ed invernali e delle altrettante giornate trascorse ad imparare la tecnica di lancio con gli amici istruttori che abitano nella zona.
Il No-Kill del Pescara ha tenuto a battesimo e continua a vedere l'esordio, dei molti e sempre più numerosi pescatori a mosca teatini e pescaresi.

 

E' perciò legato da un affetto particolare a ciascuno di noi; lo associamo istintivamente ai nostri primi ed indelebili ricordi di un prezioso ed affascinante insetto che fino a poco tempo prima consideravamo parente stretto delle moleste ed irritanti zanzare, alle nostre prime esperienze con piume galleggianti econ code di topo non sempre tese e sibilanti.


Per tutti coloro che abitano nelle province di Chieti e di Pescara è come un buon amico: sempre presente al momento del bisogno, magari quando altri e ben più apprezzati corsi d'acqua sono impraticabili o altrimenti irragiungibili.

Certamente non è un fiume paragonabile alle mete classiche rappresentate dai nostri torrenti appenninici (Sangro ed Aventino su tutti), né per portata d'acqua e neppure per la qualità della stessa.
Chi lo frequenta tuttavia è disposto a perdonargli qualche difetto ed anzi è alla costante ricerca di soluzioni che possano aiutare questo ambiente a ridurre e colmare il divario con gli altri ecosistemi fluviali della Regione.

Nella sostanza il tratto del fiume Pescara che scorre nel territorio dei comuni di Turrivalignani e Scafa (entrambi provincia di Pescara) è a tutti gli effetti un fiume del piano; ha una scarsa pendenza e quindi correnti lente comunque in grado di creare una discreta alternanza tra raschi (riffle) e lame (pool), queste ultime, a volte, di discreta profondità.
Ciononostante, la circoscritta larghezza dell'alveo e la fitta presenza di vegetazione riparia, tendono a farlo somigliare, soprattutto in alcune zone, al classico torrente appenninico.
Proprio per questa caratteristica è consigliabile pescare, per lo meno a secca, con canne di lunghezza non superiore agli 8' e con code leggere, per mantenere sempre una buona azione, anche nelle zone più ridotte.

Discorso solo in parte diverso e limitato alla lunghezza della canna, per quanto riguarda la pesca a ninfa, soprattutto utilizando la tecnica ceca o quella francese.



Nonostante in passato sia stato abitato da diverse specie ittiche come barbi, lamprede, triotti ed alborelle, oggi questo tratto è popolato prevalentemente da cavedani e trote fario anche se non è raro allamare qualche bella iridea, frutto delle passate e poco accorte politiche di ripopolamento.

Il numero complessivo dei pesci presenti non è certamente elevato, il Pescara non è il classico no-kill dove si possono catturare numerosi esemplari a fine giornata. Qui si è bravi e fortunati se si riescono ad allamare una decina di pesci, grandi o piccoli che siano.
Da questo punto di vista infatti il fiume non ha risentito dell'opera umana. Questo no-kill, in realtà è stato istituito dalla Provincia di Pescara circa una ventina di anni or sono, a scopo sperimentale, evidentemente al fine di verificare la capacità di autosostentamento dell'ecosistema in presenza di un regolamento restrittivo che consente la pesca alla sola tecnica della mosca in quanto giustamente considerata la meno invasiva e dannosa.

I risultati di questa che potremmo definire un'”autogestione” sono minimi tuttavia incoraggianti: a fronte di una costante ma scarsa pressione alieutica, intervallata occasionalmente da qualche prelievo non autorizzato da parte dei soliti ignoti, si è riscontrata un'altrettanto costante presenza di pesce; di ogni misura. Nell'arco della stessa giornata non è infatti raro allamare trote e cavedani di circa 10 cm. e di misure più ragguardevoli, ben oltre i 30!



Per avere la meglio sui diffidenti pinnuti, solitamente la tecnica più redditizia è la pesca con mosca secca.
Si utilizzano ovviamente diverse imitazioni, quelle a cui ciascuno di noi è più legato perché hanno dimostrato nel tempo la loro efficacia in pesca.
Tra queste, personalmente, preferisco le imitazioni di piccoli Baetis poco “vestiti”, ovvero con addome sottile e pochi giri di hackles; come detto sopra, le correnti non sono così veloci da richiedere degli accorgimenti particolari per il galleggiamento.
Colori e dimensioni sono in funzione della stagione per cui a primavera tendo a legare mosche color nocciola su amo n. 14, in estate colori più chiari e misura ridotta: amo 16 o 18.

Le effimere ed in particolare le Baetis, non sono però le uniche specie presenti: c'è una discreta popolazione di Ecdyonuridi e di Tricotteri e soprattutto questi ultimi diventano manna durante i coup du soir estivi.



Nei mesi autunnali ed in quelli invernali, le schiuse sono molto meno frequenti e tendono ovviamente a concentrarsi nelle ore più calde della giornata.
In queste stagioni inoltre, la poratata del fiume tende ad aumentare e l'acqua si fa sempre più velata.
In simili situazioni diventa quindi opportuno utilizzare imitazioni più voluminose e vistose o magari tentare la sorte nella profondità di qualche bella pool, con ninfe piombate o con accattivanti streamer.
In alcuni casi queste tecniche regalano sorprese e soddisfazioni inaspettate.

Come appena accennato, uno dei pregi più apprezzati di questo no-kill è rappresentato dal fatto che qui è possibile pescare anche nei periodi di chiusura.
La spiegazione è presto fornita: il tratto in questione è catalogato come a prevalenza ciprinicola (ex cat. “B” del Regolamento regionale) e questa caratteristica ne fà il luogo ideale per proseguire l'attività anche nei mesi freddi quando, sebbene sia più consigliabile rimanere immersi nel tepore domestico anziché esporsi alle rigide temperature esterne, si viene travolti da quell'irrefrenabile tentazione di bagnare qualche mosca.

Ovviamente e di conseguenza, anche in inverno e con condizioni climatiche avverse, non sarà difficile incontrare qualche volenteroso e solerte allievo intento ad allenarsi nella tecnica di lancio, magari non immerso in acqua ma con i piedi ben asciutti sui prati che costeggiano le sponde, in compagnia dei sempre disponibili e gentili istruttori della S.I.M. che risiedono nella zona.

Accanto ai pregi tuttavia e come accennato all'inizio, il fiume Pescara denota qualche difetto che sebbene non grave e non irrimediabile, rende opportuni alcuni interventi tesi al recupero dell'ecosistema fluviale ed alla sua successiva conservazione.

I problemi più rilevanti sono rappresentati dalla presenza di alcuni scarichi fognari, che servono le piccole frazioni situate a ridosso del suo corso e dal prelievo idrico da parte delle centrali idroelettriche situate a monte.
Questi due fattori, sia considerati singolarmente che in combinazione tra loro, talvolta, producono effetti negativi sulla fauna bentonica e, di conseguenza, sulle abitudini e sul comportamento dei pesci che, in alcune rare occasioni divengono totalmente apatici.

Dall'esigenza di sottrarre il fiume dai processi negativi di antropizzazione è nato il Mosca Club Abruzzo, che ha sede a Pescara ed annovera soci fortemente motivati ed impegnati nelle attività di valorizzazione dell'habitat fluviale.

A partire dal periodo autunno-inverno 2008 il Mosca Cluib Abruzzo, in collaborazione con la Provincia di Pescara e con la Scuola Italiana di Pesca a Mosca, sarà quindi impegnato nella gestione del tratto no-kill con il dichiarato intento di risanare, per quanto possibile, il tratto in questione.



Per poter pescare sul No-Kill del Pescara non sono necessari permessi giornalieri o abbonamenti stagionali, è sufficiente essere in possesso di regolare licenza governativa e, con ogni probabilità, a partire dalla stagione 2009, del libretto segnacatture, distribuito gratuitamente dalla Provincia di Pescara. Tale documento sarà utilizzato quale utile strumento da affiancare alle altre attività di censimento della popolazione ittica.
La pesca è consentita con la sola tecnica della mosca, secca, ninfa o streamer, con amo singolo privo di ardiglione o con ardiglione schiacciato.
E' consentito l'uso di code e/o finali affondanti e di strike indicator.

Il No-Kill si estende da 100 mt. A valle della confluenza con il torrente Lavino e fino al punto di intersezione con il ponte dell'A25 direz. Pescara. (punti “A” e “B” della cartografia).



E' facilmente raggiungibile ed è costeggiato da una strada vicinale sterrata ma comunque praticabile con normali autovetture.



Sia arrivando da Sud che da Nord, per mezzo delle Autostrade A14 o A1, l'itinerario consigliato è l'innesto con l'A25 (Autostrada dei Parchi), Uscita Scafa. Subito dopo l'uscita bisogna girare a sinistra, prima traversa e proseguire sulla stradina indicata nel tracciato satellitare come contrada Sant'Emidio (evidenziata in rosso).
Dopo poche centinaia di metri di percorrenza si arriva all'usuale punto di incontro rappresentato dal ponte della strada statale.

In conclusione, il tratto di fiume Pescara a tutti o a molti noto come No-Kill di Scafa, è un itinerario consigliato a quanti amano pescare in relativa tranquillità, senza badare al numero di catture.
Personalmente lo consiglio anche ai pescatori a mosca che sono soliti trascorrere le vacanze estive lungo la riviera teatina o pescarese o quelle invernali lungo le pendici della Majella ed abbiano voglia di trascorrere una piacevole parentesi, anche di poche ore, cercando di catturare qualche bella trota. La felice posizione geografica lo rende infatti facilmente raggiungibile tanto dalla costa quanto dalla montagna.



Questa caratteristica lo rende anche interessante per quanti fossero intenzionati ad approfondire le conoscenze più prettamente turistiche della nostra Regione.
Entro un raggio ristretto di Km. dal no-kill (comunque non superiore ai 50) è possibile effettuare un tour tra mari e monti d'Abruzzo, visitando musei, come quello di Chieti dove è conservata la statua del famoso “Guerriero di Capestrano” oppure gli altrettanto incantevoli eremi come quelli di S. Spirito a Majella e quello di S. Bartolomeo in Legio, entrambi a Roccamorice, o quello di San Venanzio tra le suggestive gole di Popoli, le terme di Caramanico, il borgo di Guardiagrele che vanta un'antica tradizione d'arte orafa e nel ferro battuto, o ancora la famosa “costa dei trabocchi” lungo il litorale teatino.
Lungo ogni itinerario sarà infine possibile degustare i deliziosi piatti tipici locali accompagnati dagli “stupendi” vini di questa meravigliosa regione.